Massa

La storia “industriale” della mia città

Di Pieraccioni Maria, Ambrosini Giovanni, GorrilaErsinada, Mariotti Serena, Asciutti Chiara

La città di Massa, nel periodo compreso fra gli anni Trenta e Settanta del XX secolo, ha iniziato una vera e propria scalata nel mondo dell’industria. Molte aziende (Farmoplant, Ferroleghe, Solvay, ecc.) hanno fatto sorgere, nelle aree periferiche della provincia di Massa-Carrara (situate in quella che oggi è chiamata Z. I. A – Zona industriale apuana), vari stabilimenti specializzati nella produzione di composti chimici altamente inquinanti. La scelta di tale zona non è stata casuale: la città, caratterizzata da un elevato tasso di disoccupazione dovuto a una crisi economica progressiva, ha investito molto nel processo industriale senza però tenere ben in considerazione quelle che sarebbero poi diventate le terribili conseguenze sociali e ambientali di tale sviluppo.
Dobbiamo anche aggiungere che nel ventesimo secolo non vi erano leggi che regolamentassero in modo opportuno lo smaltimento e la produzione dei materiali che queste aziende producevano: fitofarmaci nel caso della Farmoplant, soda 
caustica, carbonato e bicarbonato di sodio per quanto riguarda la Solvay. Durante gli anni del “boom industriale massese” non era insolito riscontrare nei vari complessi industriali una serie d’incidenti come malfunzionamenti, fughe ed inquinamenti delle acque.
L’evento che segnò drasticamente la storia di Massa, sensibilizzando anche l’opinione 
pubblica nazionale, fu l’esplosione della Farmoplant. Il 17 luglio 1988 alle ore 6:10 avvenne la prima esplosione nell’impianto (Formulati Liquidi) di un serbatoio contenente 55000 litri di rogor (di questi solo 15000 bruceranno); nella mattinata avvennero altre due esplosioni che causarono una grossa nube tossica che coprì un’area di circa 2000 km 3 : la popolazione, spaventata e intossicata dai gas nocivi presenti nell’aria, fuggì nelle zone limitrofe per scampare alle conseguenze dell’ episodio visto che fin da subito le persone accusarono vari fastidi.

Dopo l’esplosione si aprì una vera e propria diatriba fra la popolazione: una parte della cittadinanza era infatti favorevole alla chiusura della fabbrica, ritenuta un pericolo per l’ambiente e per la salute dei cittadini; l'altra parte invece era costituita dai lavoratori e dai sindacati che cercavano di proteggere l’attività lavorativa degli operai. In seguito all’esplosione ci furono una serie di proteste popolari che sfociarono poi in un’ordinanza del Sindaco che decretò lo spegnimento dell’inceneritore “Lurgi”.
Anche dopo la chiusura dello stabilimento gli effetti sul campo economico, sociale e ambientale continuarono a gravare sulla popolazione in quanto numerosi operai persero il lavoro, diminuì il numero di turisti e di conseguenza la città di Massa entrò in una crisi economica di ampio respiro.
Le problematiche più gravi però si riscontrarono a livello ambientale facendo aprire un processo nazionale sulla bonifica del territorio che durò molti anni. Ancora oggi purtroppo molte persone si trovano ad avere a che fare con problemi di salute generati proprio dai fattori chimici rilasciati prima e dopo l’esplosione (tumori, malformazioni, patologie legate all’apparato respiratorio,ecc…).
Possiamo quindi affermare che l’accaduto è stato il simbolo di una industrializzazione spietata e fuori controllo, dove la logica del guadagno e del progresso hanno dominato la scena economica della città senza però preoccuparsi delle conseguenze sul piano ambientale e sulla salute di un'intera popolazione.

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