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Bonifiche ambientali sul territorio di Massa

Di Marmeggi Diego, Maggi Davide, Radicchi Marco, Corniani Milen

Le procedure di bonifica di siti contaminati sono essenziali per la salvaguardia di intere aree, troppo spesso esposte al fenomeno dell’inquinamento. Inoltre bonificare significa anche destinare i terreni ad un uso produttivo.
La legislazione nazionale in materia di bonifica dei siti contaminati, introdotta con il D.M. 471/99, è stata profondamente modificata dal D.Lgs. 152/06 . Attualmente essa “disciplina gli interventi di bonifica e ripristino ambientale dei siti contaminati e definisce le procedure, i criteri e le modalità per lo svolgimento delle operazioni necessarie per l’eliminazione delle sorgenti dell’inquinamento e comunque per la riduzione delle concentrazioni di sostanze inquinanti, in armonia con i principi e le norme comunitarie…”
Tra i siti di interesse regionale per la Toscana si colloca anche Massa Carrara (insieme aLivorno, Piombino e Strillaie, in provincia di Grosseto), le ricerche effettuate nell’area residenziale e commerciale situate nella località Tinelli, nel comune di Massa hanno rilevato una contaminazione di mercurio all’interno di alcuni terreni usati per l’agricoltura. Le indagini sono state effettuate a partire dal 2006 e sono proseguite tra febbraio e luglio del 2008. I risultati conseguiti sono dovuti a 20 sondaggi effettuati con escavatore meccanico durante i quali sono stati prelevati campioni di terreno corrispondenti a vari livelli. I 60 campioni di terreno ottenuti sono stati poi sottoposti ad analisi chimiche di laboratorio. Inoltre sono stati fatti 7 prelievi di acque sotterranee. Ci sono state sei analisi di mercurio, altri 21 sondaggi compiuti con escavatore meccanico per un totale 42 campioni di terreno successivamente analizzati in laboratorio. Alla fine su un sito di 22 ettari sono state svolte 233 analisi sui terreni, 54 analisi su campioni vegetali e 7 analisi di acque sotterranee. La zona esaminata si trova ad una quota media di circa 25 metri sul livello del mare dalla parte destra del fiume Frigido. Quindi il sito si trova all’interno dei depositi alluvionali terrazzati del fiume e questi sono formati da un’associazione eterogenea di ciottoli e ghiaie immersi in una matrice limo-sabbiosa. Per questo motivo se ne deduce che siamo di fronte a un deposito sedimentario formato da clasti di varie dimensioni. Dal punto di vista idrogeologico le acque che defluiscono nel sub-alveo dei fiumi che sono situati della zona industriale Apuana sono quelle che alimentano maggiormente la falda idrica, mentre quelle che arrivano dalla fascia pedemontana dall’alta pianura ne abbassano il grado di permeabilità. I depositi producono una struttura acquifera con una falda di tipo freatico. In generale nel sito esaminato l’acquifero viene considerato senza caratteristiche di artesianità. Per quanto riguarda poi la protezione dell’acquifero, all’interno del conoide la natura litologica del serbatoio non può essere considerata una buona protezione, mentre la presenza di zone a bassa permeabilità che si rileva in alcuni punti può rallentare la migrazione verso il basso di una possibile contaminazione. Il dottor George Wesenberg individuò il mercurio clorofenolo, ovvero una sostanza molto efficace contro i patogeni fungini che non influiva sulla germinabilità delle sementi. A partire dal 1914 il mercurio clorofenolo entrò nel mercato, con il nome di un“Uspulan”, per la concia umida e alla fine degli anni 20 venne trattato con il procedimento della concia secca. Il prodotto venne esportato in 9 Paesi e all’inizio della Prima Guerra Mondiale le autorità della Germania ne consigliarono l’uso ai contadini. E’ stato dimostrato che il mercurio clorofenolo fu messo in commercio sotto forma di polveri idrosolubili e usato come fungicida agricolo per trattare le sementi e anche le zone erbose contro le muffe. I concianti mercurici sono stati utilizzati anche per il fatto di essere molto più economici rispetto ad altri, senza tener conto della loro enorme tossicità. In Italia, con l’introduzione del decreto ministeriale del 9 ottobre 1972, i composti organici del mercurio sono proibiti in agricoltura. E’ importante ricordare che molti dei composti organici del mercurio che venivano usati nella disinfezione dei semi o dei terreni sono composti metallorganici la cui formula è R-Hg-X dove R è un radicale alchilico o arilico, da qui la distinzione tra isali di alchilmercurio e i sali di arilmercurio. L’eccessivo utilizzo del mercurio in campo agricolo è stata una delle cause principali dell’inquinamento delle acque sotterranee e delle zone adibite alla coltivazione di sementi trattate con fungicidi organomercuriali . Alla fine nella località oggetto di studio, il SIR (MS), sono stati realizzati 91 sondaggi a carotaggio continuo per circoscrivere planimetricamente l’area caratterizzata da suoli contaminati da mercurio. Per ogni carotaggio è stata prelevata una quantità di terreno rappresentativa dei primi 50 centimetri di suolo che è stata etichettata in modo da rendere identificabile la provenienza del sondaggio. Inoltre sono stati eseguiti degli scavi di dimensioni medie di 1,5 m × 1,0 m fino ad una profondità di 1,2 m che hanno permesso di campionare e redarre la stratigrafia dei terreni attraversati; al termine delle escavazioni il materiale è stato riposto secondo la sequenza stratigrafica originaria. Gli scavi realizzati hanno evidenziato la presenza di un terreno vegetale con granulometria sabbiosa contraddistinto da colore brunastro nei primi 0,50 m di profondità e di un deposito di ghiaia, ciottoli e massi immersi in una matrice limo-sabbiosa color nocciola nell’ultimo tratto dello scavo. Dopo una setacciatura dei granuli dal diametro maggiore di 2 centimetri i campioni ottenuti sono stati sottoposti ad analisi chimiche per la determinazione di mercurio totale, eseguite sulla frazione passante al vaglio di 2 millimetri, e ad un’analisi di speciazione del mercurio che distingue tra mercurio in fase organica, mercurio scambiabile in condizioni alcaline e mercurio solubile; i risultati sono stati confrontati con i limiti di legge dell’ex D. M. 471/99 e del D. Lgs. 152/06.

 

TECNOLOGIE di BONIFICA-anche in relazione alla Farmoplant

Lo stabilimento dell’azienda interessata occupava un’area di 550.000 m2 di cui 230.000 m2

occupati da impianti produttivi.

Le produzioni che avvennero in quest’area furono:

  • fertilizzanti;
  • prodotti inorganici come NH3(ammoniaca) e H2SO4(acido solforico);
  • composti organici, ma in minor quantità.

Dopo la ricostruzione, dal 1975 al 1988 produsse principalmente fitofarmaci, ovvero dei

prodotti pronti all’impiego utilizzabili per proteggere e conservare i vegetali o influirne sui

processi vitali, la cui protezione è intesa da tutti gli organismi nocivi, anche prevenendone

gli effetti.

Conseguentemente all’esplosione del 1988 di un serbatoio all’impianto di formulazione

fitofarmaci, furono rese necessarie varie bonifiche per l’area, viste anche le specie chimiche che venivano prodotte nello stabilimento. Le sostanze non altrimenti smaltibili furono incenerite nell’efficiente impianto di termodistruzione di proprietà dell’azienda, costituito da due forni verticali adibiti all’incenerimento di scarti allo stato liquido e gassoso, da un forno”rotativo” adibito all’incenerimento di sostanze solide, da una sezione recupero-calore, da una sezione destinata alla depurazione dei fumi e dal camino utilizzato per l’evacuazione degli stessi.

Vennero effettuate 250 analisi del suolo derivanti da campioni prelevati da 100 carotaggi, da cui risultò la presenza di fenoli, ovvero sostanze organiche derivate dagli idrocarburi

aromatici, ma anche di metalli pesanti, talvolta in forti concentrazioni, i quali hanno effetti

disastrosi sull’ambiente e sulla salute dell’uomo. Per bonificare l’area da questi agenti inquinanti molto pericolosi per la salubrità dei cittadini, si decise di procedere con una serie di azioni ben precisa. Innanzitutto si decise di operare nella zona con la tecnica del biorisanamento per eliminare la presenza dei fenoli, sostanze molto nocive, come abbiamo già detto in precedenza. Il biorisanamento è una tecnologia di bonifica ambientale efficace e versatile basata sul metabolismo microbico di determinati microrganismi in grado di biodegradare o detossificare sostanze inquinanti.

Le principali tecnologie di bonifica basate sul biorisanamento sfruttano l’azione di microrganismi già presenti nelle matrici ambientali inquinate. Il micorisanamento è un tipo di biorisanamento che utilizza il micelio dei funghi. Il ruolo di decompositori che svolgono i funghi in ambito ecologico è ben noto. Infatti questi organismi secernono enzimi extracellulari e acidi al fine di degradare la cellulosa e la lignina, ovvero le due principali componenti della parete cellulare delle cellule vegetali. Questi composti sono formati da lunghe catene di carbonio e idrogeno, con legami molto forti che danno solidità alle fibre vegetali e al legno. Queste strutture chimiche sono molto simili a quelle dei molti inquinanti esistenti. Infine dobbiamo aggiungere che per il micorisanamento è fondamentale individuare il ceppo di fungo più appropriato per il trattamento di ciascun tipo di contaminante.

Abbiamo anche il fitorisanamento il quale utilizza piante terrestri o acquatiche per effettuare la rimozione degli inquinanti. Vengono sfruttate particolari specie vegetali definite iperaccumulatori , ovvero il cui bioaccumulo di specifici elementi è direttamente

proporzionale alla quantità di tali elementi presenti nel suolo o in ambiente acquatico. Un

esempio di applicazione consiste nell’abbattimento dell’inquinamento del suolo provocato da policlorobifenili.

I processi che abbiamo descritto possono essere monitorati indirettamente misurando il

potenziale redox del suolo e della falda acquifera, insieme ad altri parametri quali pH,

temperatura, contenuto di ossigeno, concentrazione di accettori/donatori di elettroni, e la

concentrazione dei prodotti di scissione come il diossido di carbonio.

Riguardo la presenza dei metalli pesanti, anch’essi nocivi per la salute dell’uomo, fu decisa

l’attuazione di una approfondita pulizia superficiale e di una rimozione dello strato inquinato per i pavimenti in terra battuta.

Inoltre si pianificò una protezione dagli agenti atmosferici per i così detti “sassi blu”, ossia le masse desolforanti emergenti in alcuni punti.

Infine furono stabilite procedure di vincolo di uso per alcune aree del sito in modo da

evitare escavazioni e movimentazioni di terreno e da proteggere il sottosuolo.

Per quanto concerne le acque di falda sin dal 1984 è attiva una barriera idraulica che al

giorno d’oggi è costituita da 6 piezometri/pozzi posizionati in vari punti.

Le acque sotterranee estratte vengono convogliate, mediante alcune tubazioni, ad un

serbatoio di miscelazione con successivo scarico nel torrente Lavello tramite un sistema di

troppo pieno; lo scarico delle suddette acque è autorizzato dalla nostra Provincia ed è

sottoposto a controlli analitici periodici dimodoché se ne possano valutare le caratteristiche

chimico-fisiche e le concentrazioni delle sostanze presenti sulla base degli inquinanti

riscontrati.

Bonifica terreni

Perimetrazione 116 ettari

% di aree a terra caratterizzate rispetto alla superficie del SIN 100%

% con progetto di messa insicurezza/bonifica presentato rispetto alla superficie del SIN39%

% con progetto approvato 25%

% con procedimento concluso 5%.

Bonifica falde

Perimetrazione 116 ettari

% di aree caratterizzate rispetto alla superficie del SIN 100%

% con progetto di messa in sicurezza/bonifica presentato rispetto alla superficie del SIN15%

% approvato 15%

% con procedimento concluso 2%.

 

Aggiungiamo anche che la bonifica dell’area, iniziata nel 1991 e ultimata nel 1995, viene effettuata in proprio dalla società Cersam, subentrata alla Farmoplant e viene certificata dalla regione Toscana. La società realizza e mantiene in funzione una barriera idraulica consistente in sette pozzi di emungimento delle acque di falda, con monitoraggio, analisi e trattamento prima dello scarico. La qualità dell’acqua di falda sarebbe progressivamente migliorata nel corso degli anni, al punto che, dal 1999, l’acqua non richiese più alcun trattamento e venne direttamente scaricata nell’adiacente torrente Lavello. Il Sito di bonifica di Interesse Nazionale (SIN) di Massa e Carrara è stato identificato nella legge 426/98. Nel 2006 il Ministero dell’Ambiente chiede la “messa in sicurezza di emergenza” dell’area e impone agli attuali titolari dell’area di costruire una nuova barriera idraulica per il prelievo delle acque nonché la presentazione, entro trenta giorni, di un piano di bonifica della falda. Alcuni campionamenti risultavano avere un quantitativo di sostanze inquinanti superiore ai limiti consentiti. Le 25 aziende site nell’area ricorsero al TAR che, in data 4 febbraio 2011, dette loro ragione.Dal rapporto di ARPA Toscana sulla bonifica della Farmoplant, sempre del 2017 si evince che l’area ex Farmoplant è stata bonificata, con varie tecnologie tra cui l’incenerimento, per il suolo, il sottosuolo, le acque di falda e le acque sotterranee. I controlli sono stati effettuati con diverse campagne di caratterizzazione e monitoraggio delle acque. Attualmente le aree che si vorrebbe riutilizzare sono ancora sotto controllo e soggette alle procedure che dipendono dal Ministero dell’Ambiente.

I controlli ambientali sono poi proseguiti nel corso degli ultimi 21 anni in funzione

del frazionamento, lottizzazione e vendita di singoli lotti di terreni a soggetti privati per il

riutilizzo industriale; inoltre, quando nel corso dei lavori di movimentazione e scavi del

suolo e sottosuolo sono state rinvenute aree sospette, sono state compiute ulteriori

indagini e risanamenti in circa 11 sub-aree.

Attualmente tutta l’area ex Farmoplant è ricompresa all’interno del perimetro del Sito di

Interesse Nazionale di Massa e Carrara ed è stato oggetto di varie istruttorie nel corso

delle varie Conferenze dei Servizi che hanno formulato varie osservazioni e prescrizioni. Di   seguito riportiamo alcune richieste formulate nel corso delle ultime Conferenze del

3/12/15 e 20/07/16:

◾ ai titolari delle aree riportate in un elenco è stato chiesto di attivare misure di

prevenzione/messa in sicurezza eventualmente necessarie per la tutela sanitaria dei

fruitori dell’area e di impedire la diffusione della contaminazione;

◾ ad ARPAT è stato chiesto di presenziare agli scavi che saranno effettuati e di

analizzare i campioni prelevati;

◾ al Comune di Massa ed alla Provincia nell’ambito dell’art. 244 del DLgs 152/06 è

stato chiesto di verificare ed aggiornare l’ubicazione, la ragione sociale e le attività

delle aziende ricadenti nell’area ex Farmoplant, comunicando al Ministero

dell’Ambiente eventuali variazioni per le notifiche di competenza.

Ultimamente sono state inoltre effettuate nuove caratterizzazioni di lotti di terreno di 5

proprietari diversi.

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